
Nell’oscurità della guerra, lampi di umanità solcano i campi di battaglia grazie ai destini di uomini giusti che non si piegano alla banalità del male. L’umanità del soldato Adler è specchiata nell’innocenza di chi, come lui, quella immensa violenza del corpo e della mente la ha subita senza averla scelta. Il suo scatto fotografico e il suoi disegni colgono le passioni della sua giovinezza: l’innocenza dei bambini e le ragazze in fiore. Già da subito frammenti di un passato da destinare a quelle sconosciute generazioni future cui ogni atto di umanità, in guerra, ha ridato futuro. E’ in questo futuro immaginato alle pendici di Monte Bibele, nel lontano 1944, e grazie allo straordinario lavoro di Matteo Incerti, che Adler ritrova oggi i “suoi bambini”, e noi ritroviamo, grazie a loro, il senso vero dei valori che devono guidarci in vita.
“La mia piccola arca”
Scrive oggi Adler:
“Sono ebreo e per noi ebrei l’Arca è quella dell’Alleanza, utilizzata per custodire le Tavole della Legge date da Dio a Mosè sul Monte Sinai (…). Quella che vorrei affidare alle tantissime persone in tutto il mondo che hanno gioito e pianto con me leggendo del ritrovamento dei bimbi della foto. La mia storia è solo una piccola arca. Nasce dalle mie fotografie, dai miei disegni e dai miei ricordi di una vita vissuta sempre cercando di aiutare gli altri” (Matteo Incerti, “I bambini del soldato Adler”, p. 149, corsiero editore, giugno 2021).
Solo oggi riconosciamo, con lui, che il segreto di quell’Arca è l’incredibile trama che lega i destini delle generazioni nel tempo, unica sfida e salvezza alla ineluttabilità della morte e ai ricorrenti diluvi di oscurità della mente umana. Non è un caso che fu proprio in quegli stessi giorni del 1944 che i bombardamenti sul Monte Bibele restituiranno al mondo una nuova Arca, il messaggio dei nostri antichi antenati racchiuso nell’oscurità del Monte e dato alla luce dal lavoro di noi archeologi. Come loro credettero nella vita futura, oggi sappiamo che l’aldilà non è un luogo ma una dimensione del tempo, e questo tempo siamo noi, in quanto loro futuro, così come è stato da loro voluto e immaginato.
In questo incredibile intreccio di destini non può che sorprendere che molti anni prima che la “piccola arca” di Adler prendesse luce, noi archeologi decidemmo di chiamare il nostro progetto di ricerca “Arc.a Monte Bibele”, progetto che oggi accoglie le memorie della “piccola” – grande Arca di Martin Adler.
Antonio Gottarelli