
“Monte Bibele? Nessuno sa che esiste, dovreste farlo conoscere!”. Per noi archeologi è un’affermazione ricorrente che ci sentiamo dire da 50 anni. All’inizio ci davamo da fare per pubblicizzare il nostro lavoro e la bellezza di quei luoghi. Negli anni ’90 abbiamo pubblicato volumi, promosso convegni nazionali ed internazionali, scritto articoli sui giornali, partecipato a trasmissioni televisive, realizzato incontri ed eventi di ogni tipo. Centinaia di scolari e studenti hanno visitato il piccolo Museo di Monterenzio, allora ospitato nella biblioteca comunale.
Monte Bibele era già conosciuto in tutta Europa e il Comune di Monterenzio veniva gemellato con Glux-en-Glenne, comune francese che ospitava Bibracte, il più importante sito archeologico dei celti di Francia. Nel 2000 si terminava la costruzione del nuovo Museo attirando migliaia di visitatori, per lo più entusiasti. E tutti ci dicevano: “questo Museo è bellissimo ma nessuno sa che esiste, dovreste farlo conoscere!”. Non capivamo. E allora abbiamo dato visibilità al nostro lavoro su Internet, aprendo pagine su tutti i social ed infine, con fondi regionali del programma europeo PORS-FESR 2007-2014, abbiamo progettato e realizzato il Parco Archeologico Naturalistico di Monte Bibele, rendendo pubblica l’intera area.
Migliaia di persone ci hanno nuovamente raggiunti, visitando il nuovo allestimento del Museo e divenendo, in molti, abituali frequentatori del Parco e del magico promontorio dell’abitato etrusco-celtico di Pianella di Monte Savino. Nel 2019, 5 palline su Tripadvisor per il Parco e 5 palline per il Museo. Una grande soddisfazione, a ripagare gli innumerevoli sacrifici fatti. Ma ancora più importante per noi la manifestazioni di sincero riconoscimento, affetto e stima dei tanti frequentatori conosciuti sul Monte: “avete fatto un bellissimo lavoro, ci trasmettete il vostro entusiasmo! Veniamo spesso, il luogo è magico ma pochi sanno che esiste, dovreste farlo conoscere!”. E alla nostra domanda: “Ma se non lo conosce nessuno, come mai voi siete qui?”, le risposte sono state le più varie; “l’ho visto in televisione”, “l’ho conosciuto su internet”, “ho letto un articolo sul giornale”, “mi ci hanno portato alle elementari”, “ah ma io lo conosco perché vengo qui da più di trent’anni!”. Non ultime, “ho visto i manifesti sui viali di Bologna”, “ho visto la pubblicità su un autobus” (vedi campagna di promozione 2020 all’inizio di questa pagina). Dunque tutte risposte che dimostravano l’esatto contrario di quanto affermato in premessa.
Perché allora questa idea che Museo e Parco non siano mai stati adeguatamente promossi?
Alla fine, dopo 50 anni, abbiamo finalmente capito. Fra le righe di quella ripetuta e del tutto immotivata affermazione vi era qualche cosa di più profondo del suo solo significato: l’inconscio appello di molti a fare l’esatto contrario di quanto affermato e cioè non cedere alle tentazioni della massificazione della bellezza. “Monte Bibele? Nessuno sa che esiste…”, significa dirci in realtà, per chi già lo conosce e lo ama, “noi siamo qui perché lo abbiamo scoperto senza che nessuno ce lo dicesse!”, che è pensiero di chi vuole continuare a vivere quei luoghi nella dimensione personale dei ritmi del tempo, delle stagioni dell’anima e del trascorrere della vita, senza tutte quelle volgarità cui ci ha abituato la massificazione mercantile delle cose, delle persone e dei luoghi.
Abbiamo capito che Monte Bibele, in realtà, lo conoscono tutti, ma quello che ci viene chiesto è che resti un rifugio sicuro, un luogo incontaminato che deve restare tale nella disponibilità di tutti, ma nel rispetto della bellezza che è nei ritmi e nei sentimenti della sensibilità di ognuno.
Antonio Gottarelli