
Relazione di sintesi sulla possibilità di creare un percorso archeologico “in rete” della via romana “Flaminia minore”, dalla via Emilia alla valle del Quaderna, fino all’alta valle dell’Idice.
Note informative per gli uffici competenti dei Comuni di Ozzano dell’Emilia, Castel San Pietro Terme e Monterenzio, volte a predisporre interventi di tutela sulla via a seguito di segnalazione alla Soprintendenza competente.
La viabilità romana transappenninica del bolognese: brevi note introduttive
Allo stato attuale delle conoscenze, il settore appenninico Bolognese tra le valli del Sillaro e del Reno era attraversato sicuramente da tre strade romane, costruite in tempi diversi e con progressivo assestamento del percorso principale da est verso ovest. Da una prima, che fu di penetrazione militare da Arezzo verso Bologna e contemporanea alla via Emilia, detta “Flaminia minore”, che doveva passare sul crinale Idice-Sillaro; a quella che consegue alla fondazione di Florentia come sviluppo della Cassia tra Firenze e Bologna e che verrà in età tarda chiamata “Claudia” tra Setta e Savena; ad una terza, nata dallo sviluppo della stessa Cassia tra Pistoia e Modena, detta “Cassiola”, tra Panaro e Reno. L’individuazione su base indiziaria della “Flaminia minore” sul crinale tra Idice e Sil-laro, è oggi retta da quattro argomenti di natura indiziaria che sono stati affrontati in più di trent’anni di ricerche:
1) La permanenza in età mediavale sul crinale Idice-Sillaro di toponimi e odonimi (nomi di strada) del tipo Flaminia, Flamenga, Fiamenga, varianti del nomen consolare della strada, con esito identico a quello verificato sulla più nota Flaminia tra Roma e Fano.
2) la permanenza di serie di toponimi di origine miliaria in uscita dalle città e in particolare a sud di Bologna e a nord di Firenze e di Arezzo (vd. A. Gottarelli, “Toponimi di origine miliaria lungo la via Flaminia Minore”, in “Atti e Memorie della Deputazione di Storia Patria per le Province di Romagna”, vol. XXXVI (1986), Bologna 1988, pp.105-132; A. Gottarelli, “I collegamenti Bologna-Firenze in etа romana: la via Claudia di età Imperiale”, in “La viabilitа tra Bologna e Firenze nel tempo- Problemi generali e nuove acquisizioni”, Atti del Convegno, Firenzuola – S.Benedetto Val di Sambro, 28 Settembre-1 Ottobre 1989, Bologna 1992, pp.109-126.);
3) la presenza di un incrocio sulla via Emilia di età repubblicana con una via transappenninica, testimoniato, tra Castel S. Pietro e Ozzano Emilia da due cippi milliari ravvicinati (vd. A. Gottarelli, “Le Vie Publicae Romane dell’Appennino bolognese e i cippi miliari di M.Emilio Lepido. Nuove ipotesi sul tratto terminale della Bologna-Arezzo di etа repubblicana”, in “Il Carrobbio”, vol.XV (1989), pp.179-190); 4) la straordinaria rilevanza data dalla Tabula Peutingeriana, la più antica rappresentazione pseudocartografica di tutte le strade dell’impero, al settore tra Reno e Idice, con tre strade trasappenniniche indicate e con la “Flaminia minore” rimarcata dal nome dei torrenti Isex (idice) e Silarum (Sillaro) (vd. A. Gottarelli, “La Tabula Peutingeriana e i collegamenti stradali tra la VII e la VIII Regio. Il Segmentum IV.4 e le vie Flaminia “minore”, Claudia e Cassiola”, in “Il Carrobbio”, 1992, pp.230-241.4).
Il quadro itinerario generale è inoltre sostenuto da studi sulla rilevanza demografica dei settori appenninici attraversati dai diversi percorsi in età preromana e romana, con indici altissimi per le valli del Reno e dell’Idice e con la straordinaria presenza di villaggi d’altura abitati da guerrieri celti (Monterenzio Vecchio e Monte Bibele) che indicano una linea di difesa contro l’avanzata romana proprio in quel settore Idice-Sillato dove si è ipotizzato il passaggio della via “Flaminia minore” (A. Gottarelli, “Monterenzio e la valle dell’Idice: Archeologia e Storia di un territorio”, Bologna 1983; A. Gottarelli, “Appenninica.Storia delle ricerche archeologiche nella valle dell’Idice”, Bologna, Te.m.p.l.a., 2013; A. Gottarelli, “Archeologia nell’alta valle dell’Idice. Guida turistica, archeologico naturalistica”, Bologna, Te.m.p.l.a., 2015).
Claterna e l’innesto della via “Flaminia minore” sulla via Emilia
Nel corso degli anni questo quadro indiziario è stato via via supportato dal rinnovato interesse rivolto alla città romana di Claterna, oggetto negli ultimi dieci anni di campagne di scavo e ricognizione della Soprintendenza Archeologica dell’Emilia Romagna, dall’Università di Venezia e da Associazioni locali, campagne volte alla realizzazione di un progetto complessivo di valorizzazione del sito. La stessa fondazione della città, in quel punto della via Emilia, è da sempre motivo di interesse rispetto alla possibilità che essa fosse nata all’incrocio delle due vie consolari del 187 a.C., la via Emilia e la “Flaminia minore”. Questo dato era per altro corroborato dalla presenza di due cippi miliari rinvenuti a Castel San Pietro, di cui uno, quello di Marazzo, era stato rinvenuto proprio tra questo centro e Claterna stessa, potendo indicare una diversa distanza da Roma rispetto al primo, e dunque la presenza sulla via Emilia di un percorso transappenninico alternativo. L’oggetto di questa relazione, prende le mosse da una importante scoperta fatta di recente in relazione alla topografia della città. Individuati i due decumani paralleli ed equidistanti dal decumano maximo che è rappresentato dalla via Emilia, si trovavano tracce del principale cardine nord-sud e di due cardini minori. Uno di questi (vedi fig. 1, A) era sul margine meridionale della città, muoveva unicamente verso sud e presentava una diversa inclinazione rispetto al cardine massimo. Questo dato è stato in un primo tempo interpretato come il residuo di una prima fase insediativa, considerando quel percorso come interno all’ambito urbano. In realtà quell’asse sembra oggi non poter proseguire verso nord oltre la via Emilia (decumano massimo), data la presenza in quel settore del Teatro, ma muovere decisamente nella sola direzione dell’attuale via San Giorgio, dirigendo a sud verso le sorgenti del torrente Quaderna. Una seconda possibilità era dunque che quell’asse stradale non appartenesse al disegno della città, ma fosse la prima e straordinaria evidenza archeologica della convergenza sulla via Emilia della transappenninica “Flaminia minore”, fattore questo che potrebbe essere stato all’origine della nascita di Claterna stessa.

L’antica via lastricata dell’alta valle del Quaderna
Partendo da questo dato, il gruppo di ricerca dell’Università di Bologna da me diretto, già promotore della realizzazione del Museo Civico Archeologico di Monterenzio e dell’Area d’Interesse Archeologico Naturalistico di Monte Bibele, ha iniziato a svolgere periodiche ricognizioni nell’alta valle del Quaderna, alla ricerca dell’esistenza di possibili tracce materiali della via. Nel corso del 2016, su segnalazione dell’ispettore onorario dell’allora Soprintendenza Archeologica, Paolo Calligola, si osservava che a partire dal sesto chilometro dall’incrocio della via Emilia di via San Giorgio, la strada Quaderna, non più asfaltata, presentava crescenti tracce di antico lastricato, pressochè coincidente con l’attuale strada bianca. Nel corso dell’anno successivo, per un evidente fenomeno di rapida erosione dello stabilizzato che le ricoprivano, le tracce di lastricato diventavano sempre più marcate, mostrando un’opera di basolatura stradale ancora ben conservata e della larghezza di circa 4 metri e mezzo. In figura 2, in alto, il tratto asfaltato da Claterna al km sesto, e, in basso l’inizio del tratto non asfaltato con indicati i punti catalogati ove iniziano le tracce di lastricato. L’intero percorso delle vie San Giorgio e Quaderna, dopo i primi duecento metri dalla via Emilia che sono in territorio del Comune di Ozzano Emilia, sono in territorio comunale di Castel San Pietro.

Raggiunto il chilometro 8.574, il lastricato si intensifica fino a giungere ad un punto di scavalcamento del torrente Quaderna. In questo luogo, circa venti metri prima dell’attuale passaggio della strada sul torrente, è emersa un’opera di lastricatura del tutto diversa dalla pavimentazione stradale che giunge ad essa. Si tratta di un rivestimento pavimentale di un ponticello di antica fattura, ora del tutto sepolto sui fianchi (vd. fig. 3).

L’aspetto straordinario è che questa opera, su cui è necessario intervenire con strumenti di tutela, indica lo scavalcamento del torrente in un’epoca che è certamente molto antica, in quanto l’ansa attuale del Quaderna risulta spostata di oltre venti metri in avanti. Sui fianchi interrati del piccolo ponte si intravedono grossi conci di arenaria che ne costituiscono le spalle ora sepolte, per cui si rende necessario un intervento di scavo archeologico e interventi di sua tutela rispetto al passaggio di mezzi pesanti. Superato questo importante passaggio, circa 500 metri oltre, le tracce di lastricato si intensificano, fino a giungere in un luogo ove la strada curva leggermente a destra (vd. fig. 4). In questo punto il lastricato risulta interamente scoperto ed integro e si ravvede la necessità di intervenire con provvedimenti di tutela urgenti.






Se pure a questa altezza della strada i residenti localizzati a monte di questo tratto siano pochi, quei pochi sono tutti attrezzati con mezzi pesanti, compreso trattore cingolato. Pochi passaggi di questo mezzo sul lastricato sicuramente ne danneggerebbero irrimediabilmente il rivestimento. Proseguendo, si giunge al km 10.500, dove l’attuale strada bianca piega a sinistra iniziando ad inerpicarsi in direzione di Monte Calderaro. Il percorso antico prosegue invece diritto, scendendo verso il corso del Quaderna. Allo scavalcamento risultano nuovamente ben visibili le tracce di rivestimento di un piccolo ponte (vd. fig. 5), la qual cosa rende certa la direzione presa dall’antica strada.



Finisce qui il tratto di competenza del Comune di Castel San Pietro Terme, e la strada entra ora in territorio del Comune di Monterenzio.
Le tracce del rivestimento stradale proseguono fino ai piedi di un campo che inizia ad inerpicarsi sul ripido fianco del versante che ha in cima via Castelletti e Ca’ del Vento. Qui le tracce di lastricato si indirizzano decisamente a destra addentrandosi nella fitta boscaglia. Ricognizioni all’interno del bosco, in terreni che risultano demaniali, indicano che la strada inizia a salire il fianco di valle ed è visibile per oltre 800 metri in un rialzo artificiale che muove lateralmente le sorgenti del Quaderna (vd. fig. 6).

Questo tratto è stato da me inserito all’interno dell’intervento GAL 2018 per la valorizzazione del percorso della via “Flaminia minore” ed è ora all’approvazione. Si intende procedere entro la fine del 2019 con un intervento di valorizzazione che porti alla realizzazione di un piccolo parco archeologico tematico sulla viabilità antica a cui andrebbe destinato un finanziamento di 53.000 euro.
Un inserimento all’interno di tale progetto del tratto di basolato romano in uscita da Claterna a sud della via Emilia, in Comune di Ozzano dell’Emilia, e sulla via Quaderna, per quanto qui descritto, del ponte e dei lastricati sulla via Quaderna in Comune di Castel San Pietro, sarebbero fondamentali per dare continuità all’opera di valorizzazione di uno straordinario ed inedito percorso di conoscenza del nostro passato. L’insieme degli interventi, coordinati dall’Università di Bologna insieme ai Comuni di Ozzano dell’Emilia, di Castel San Pietro, di Monterenzio, e alle Associazioni che già operano sui rispettivi territori per la valorizzazione del patrimonio storico e archeologico, potrebbero in ultimo determinare la costituzione di un parco archeologico “in rete” entro cui si riqualificherebbe un inedito percorso di visita turistica, dalla via Emilia, sul sito di Claterna, al crinale Idice-Sillaro di Monterenzio Vecchio, sede della scoperta di una importantissima necropoli celtica, oggi esposta al Museo Civico Archeologico di Monterenzio, fino all’area d’Interesse Archeologico Naturalistico di Monte Bibele nell’alta valle dell’Idice e dello Zena.


Prof. Antonio Gottarelli
Dipartimento di Storia Culture Civiltà
Alma Mater Studiorum – Università di Bologna
Direttore del Centro di Ricerca Te.m.p.l.a
P.zza San Giovanni in Monte n.2 40124 Bologna
Direttore del Museo Civico Archeologico di Monterenzio e dell’Area d’Interesse Archeologico Naturalistica di Monte Bibele